L'occhio del Fotografatore PoP: il Signor Heisenberg al luna park

19.12.2019 13:40

I tempi sono difficili, si sa. Fotograficamente parlando.

Impazzano i grandi interrogativi sull'Origine delle Cose: meglio un sensore o un altro? meglio il tal marchio o il talaltro? sfocato si o sfocato no? vendo per passare al modello superiore? zoom o fissi? jpeg o raw? Soprattutto specchio si o specchio no? e via dicendo con quelli che una misteriosa e reazionaria corrente di utenti chiama i tormentoni .

Il fotografatore POP, navigato come un capitano di lungo corso, di suo queste discussioni lo annoiano, ma se vuole masticare qualcosa di fotografia è anche costretto a porsi delle domande e a darsi delle risposte.
Se voglio continuare a migliorare quali sono le priorità? cosa conta più di tutto?
Molti, con piglio severo, risponderebbero "poche ciance, piglia la reflex e di corsa fuori a fotografare!"

A molti neofiti si è soliti consigliare un famoso libro scritto da un omonimo di un famoso attore di colore, che ha come sottotitolo "la composizione nella fotografia digitale". Il titolo invece è una geniale illuminazione, perché parla dell'OCCHIO.

A pensarci bene, l'occhio è il nostro primo "fotostrumento", uno strumento la cui straordinarietà è pari solo all'ovvietà con cui di solito non ci si pensa.
Quando da 18enni abbiamo "preso la patente" invece di farci un test sul nostro Q.I. (cosa in effetti auspicabile) ci hanno fatto un test sulla vista, tanto per dire.

Qui il fotografatore POP ha un grande, indiscutibile vantaggio: un difetto ereditario e degenerativo alle cornee gli ha dato modo, nel corso degli anni, di riflettere su quanto utile sia l'occhio e sull'uso che se ne fa.
Per questo, egli si è abituato a guardare ; un po' perché deve concentrarsi per vedere bene, un po' perchè guardare porta dei vantaggi.


Fa caldo. Siamo a metà settembre ma fa caldo. Molto caldo.
Qui c'è sagra, la tipica sagra paesana di un borgo del nord-est.
L'ultima sera.
Gli adolescenti, ma soprattutto LE adolescenti si "mettono in tiro".
Passano veloci mentre sto finendo di cenare. Molto veloci.
"Papy noi andiamoooo!..... anzi no!" - tornano indietro - "hai mica dei soldi da darci?"
Spezzatino di traverso.
L'occhio del fotografatore entra in modalità operativa standard.
"non sono troppo corti quegli shorts?" credo si chiamino così. "che è tutto quel trucco? ma ti pare il modo di andare in giro? che diavolo di colore ti sei messa sulle unghie?"
Uno sguardo fulmineo intercorre tra madre e figlie.
Ho il sospetto che voglia dir loro "portate pazienza".
Tornano dopo due minuti con due pantaloncini più lunghi di un paio di centimetri.

Naturalmente i più piccoli vogliono andare al luna park.

Mentre mi cambio, getto uno sguardo compiaciuto alla nuova reflex pensando che sarebbe l'occasione giusta per testarla un po': le luci di sera, la gente…
Poi però penso che ci sarà da correre dietro ai figli da una giostra all'altra: poco tempo per scattare fotografie.
Fa niente, mi dico, anzi potrei fare un giochino interessante: guardarmi intorno e pensare che tipo di foto avrei fatto e con cosa l'avrei fatta.
Un allenamento per l'occhio, diciamo.
Il display della reflex mi guarda scettico e sembra dirmi “te ne pentirai!”

Non sono tipo da farsi minacciare da una macchina fotografica.

Siamo in pieno luna park.
Tunz tunz tunz: la musica è assordante.
Folla, caldo.
I miei maschi stanno saltando sui tappeti elastici: palline impazzite che rimbalzano dentro una specie di gabbia.
Mentre il osservo e immagino una foto a 24mm con del mosso (poco) creativo, mi torna in mente il principio di indeterminazione di Heisenberg: non possiamo conoscere con precisione e contemporaneamente posizione e velocità di un elettrone.
Non so voi, ma a me questo principio ha sempre dato un senso di sicurezza: ci sono cose che è inutile misurare, ci si deve accontentare di un'informazione incompleta, imprecisa. Qualunque cosa tu faccia, il risultato non cambia.
Lo trovo rassicurante perché pone un limite alle nostre capacità.
O forse è solo un'ottima giustificazione di un limite.

Tunz tunz tunz

“Finché tu badi ai piccoli io vado in giro e cerco di vedere che combinano le grandi” dico a mia moglie.
E comincia un viaggio. Affascinante.
Incrocio subito una coppia di ragazzine: 28 anni e 180kg in due.
Indossano una gonnellina svolazzante in stile manga giapponese dalla quale si protendono quattro cosce degne d'un bue.
Mentre mi interrogo sulle contraddizioni della moda, immagino di riprenderle ravvicinate dall'alto con il 14mm per rendere giustizia a questa misteriosa distorsione modaiola.

Tunz tunz tunz

Poco più in là c'è un nugolo di ragazzotti attorno a un pugnometro.
Parte il colpo: BUM! 592 punti.
Il ragazzo si farà.
A proposito: Che diamine sta fumando? Che è 'sta fragranza mediorientale?
Mentre immagino di riprenderlo frontalmente col 50 che sferra il pugno ma senza sfocare troppo per lasciare leggibili i brufoli, riconosco nella gang almeno un paio di compagni della mia secondogenita. Prendo nota mentalmente e continuo a farmi largo nella folla in direzione del tagadà dove conto di spiare il comportamento dei frutti dei miei lombi.

Tunz tunz tunz

Aguzzando la vista, ecco il cantante di quella famosa band che cantava di un certo vagabondo.
A lui farei un ritratto decisamente rubato col 100.
Figura intera.
Per dimostrare che quando sta ricurvo sul palco col microfono in mano è esattamente lo stesso che ora sta chino, con pazienza, sul figlioletto.

Tunz tunz tunz

Mi fermo agli autoscontri e tra il fumo artificiale scorgo una delle mia squinzie.
Lei non mi vede, o forse fa finta.
Volteggia sulla pista impattando a casaccio.
Bimbetti abusivi che spuntano dalle macchine con la tipica faccia di chi non vuol apparire terrorizzato.
Lei la conosco bene, è bella e la riprenderei con il 200. Ma so che non servirebbe a tranquillizzare tutte le sue acerbe insicurezze.

Tunz tunz tunz

Ecco comparirmi davanti R. vecchio compagnuccio delle elementari.
I suoi occhi scavati meriterebbero il 35 quasi a tutta apertura e poi nitidezza a palla su quelle sue rughe profonde, cicatrici di una vita che non è stata benigna come nelle aspettative che tutti i ragazzi hanno.

Tunz tunz tunz

La giovane e carina al chiosco dei pop corn non vede un cliente, mentre il vecchio e brutto del gioco dei cigni fatica a star dietro ai bambini in fila.
Per loro il 24 sarebbe la panna montata sul gelato.

Tunz tunz tunz

Il piccoletto che ha preso la codina sul brucomela gonfia il petto e sbeffeggia gli amici della sua classe.
La faccia tronfia e strafottente, il giro dopo, diventa una smorfia di umiliazione quando la “femmina” vicina gli soffia il nuovo codino e il giro gratis.
Il mio occhio immagina di stare dietro al 200 impegnato in un continuo panning.

Tunz tunz tunz

Il genitore grassoccio che sale sull'aereo col bimbetto con la scusa che è piccolo e ha paura, non lo ammetterà mai ma per quattro minuti ha perso 35 anni e spara agli avversari come neppure il Barone Rosso.
Fantastico di stargli davanti e fotografarlo col 50 mentre fa RATATATATA con gli occhi spiritati.

Tunz tunz tunz

Sono giunto al Tagadà.
Il giro è appena finito e un'orda di ragazzette sciama giù.
Schiumano ormoni in quantità inestimabili che le loro canottierine taglia micron non possono trattenere, ma che i loro coetanei non riescono ancora a percepire avendo i recettori tarati sui Pokemon.
Ecco spuntare mia figlia, sgallettata in mezzo alle sgallettate.
Faccio clic con la palpebra immaginando di avere in mano il 35mm e mi viene incontro.
Mi ha visto e mi viene incontro!
Sono fortunato -penso- non si vergogna di avere il padre nel parterre.
“Papy hai dieci euro?”
“Ne ho solo venti”
“Va bene lo stesso grazie” e mi li sfila con l'aria di chi ne sa.

Tunz tunz tunz

Almeno le ho trovate e mi illudo che questo possa bastare ad avere il pieno controllo della situazione.
Infatti mi volto e mi rendo finalmente conto che mia moglie è sparita da un pezzo.
Nervosismo.
C'è una fase della vita in cui se non vedi più la tua donna ti senti il mondo crollare addosso.
C'è un'altra fase della vita in cui, invece, se non la vedi più pensi “per fortuna ho preso le chiavi di casa!”

E' tardi.
In un modo o nell'altro tutti sono tornati a casa.
Fa sempre caldo.
Finestre spalancate.
E mentre mi giro sul fianco, a letto, guardo la reflex sul comò e quella attacca a parlarmi.
La cosa non mi sorprende più di tanto anche perché mi sono appena fatto una rossa ghiacciata.

“Hai visto? Hai voluto lasciarmi a casa? Quante occasioni ti sei perso in quel luna park? Tu non mi meriti, sei un bruto!”
“Non la metterei giù così dura -mi difendo- in fondo ho potuto fare un esercizio istruttivo”
“Ah si? Intendi il correr dietro ai tuoi figli? Per perder panza?”
“No -le spiego pazientemente- ho potuto guardare . Guardare le persone”
Il display diventa rosso intenso
“Guardare? Invece di scattare con la tua bella reflex? non sarai anche tu uno di quelli che la fotografia non la fa la macchina fotografica o che la fotografia è dipingere con la luce ? Ti prego dimmi di no!”
Il dubbio in effetti mi viene.

“Scommetto che sei uno di quei bacchettoni frigidi che non provano piacere nel fare un crop!...”
Rabbrividisco.

“Ammettilo! Tu mi hai presa per manipolarmi, per… per… usarmi in manuale!...”
Distolgo lo sguardo con fare colpevole.

...

Lei, ora, non mi parla più.

Mentre sto per addormentarmi, mi torna in mente il signor Heisenberg.
In fondo anche in fotografia vige una sorta di principio di indeterminazione: data una certa fotografia (fatta, mancata o da fare) non si può stabilire con precisione se sia stato maggiore il merito dell'uomo o quello della macchina.
Ciò è rassicurante, perché nel dubbio continuerò ad affidarmi a entrambi.
Con il vantaggio di poter sempre scaricare la colpa su di lei.
La cosa è talmente rassicurante che sto per addorm…


Tunz tunz tunz

E ALLORA CACCHIO, BASTA CON 'STA MUSICA DI SCHIFOOOOOO