Le cornee del Fotografatore PoP, le sue preoccupazioni e i referti perduti

25.06.2021 20:04

Il fatto che il Fotografatore PoP sia affetto da una patologia corneale degenerativa che lo rende fotofobico, potrebbe sembrare uno strano scherzo del destino. Ma la cosa è risaputa da molti, molti anni. Tanto che il nostro eroe ha potuto sopperire alle carenze visive sviluppando arditamente altri sensi, in particolare quello uditivo e quello olfattivo. Per non parlare del suo proverbiale sesto senso. Che nessuno sa cosa esattamente sia, ma quando serve esce fuori da solo, prepotente.
Capita così che il Fotografatore PoP debba tornare a fare il suo annuale controllo oculistico. Sempre con quella leggera apprensione per il verdetto, s'intende.
Essendo saltata la visita dello scorso anno a causa della pandemia, qualche mese fa una simpatica segretaria mi ha telefonato fissando il nuovo appuntamento. Mi ha premurosamente avvisato che il reparto di oculistica è stato spostato dal secondo piano al piano interrato.
"Stia ben attento a non perdersi, mi raccomando".
E scatta il sesto senso.

Il giorno dell'appuntamento non comincia nel migliore dei modi: non trovo più la mia impegnativa. Eppure ero sicuro di averla stampata. La mail non c'è più. Vorrei chiedere a mia moglie ma non voglio darle soddisfazione. Cosa direbbe in un'occasione come questa? "E' esattamente dove dovrebbe stare, nella tua certella, quella blu col tuo nome scritto davanti..."
Apro la cartellina e scopro di aver effettivamente immaginato la risposta esatta.

Dopo aver parcheggiato quel ragionevole paio di chilometri oltre l'ospedale ed essermi fatto una salutare passeggiata, eccomi finalmente all'ingresso. C'è tutto un percorso obbligato per evitare gli assembramenti. Si apre la porta scorrevole ed entro.
"Fermo! Duove va tu?"
Una voce imperiosa mi ha fermato. Mi volto e vedo una signorina bionda pià larga che alta. E' infilata a fatica in una divisa che ricorda quelle dell'esercito sovietico degli anni settanta. Addetta alla security. Accento slavo. Non la vedo, ma suppongo che nascosta nei calzoni abbia una Makarova.
"Sono qui per fare una visit..."
"Tu miette giel per tue mano!!"
Ah già, che sbadato. Mi strofino a dovere le dita col gel e faccio per proseguire.
"Fermo! Duove va tu??"
"Devo andare a fare la stessa visita di prim..."
"Viene qua, prego!"
Mi applica un divertente braccialetto azzurro. Come quello dei villaggi turistici. Provo a fare il simpatico chiedendo se sia previsto anche il giochino aperitivo ma lei invece sbraita contro un vecchietto dietro di me.
"Fermo! Duove è tua mascherina?"
Il vecchino ammette candidamente di averla dimenticata a casa.
"Va bene, tu può passare lo stesso"
La guardo stupito ma quella per tutta risposta mi incolla la parte adesiva del braccialetto sui peli del polso. Sarà pianto e stridore di denti, più tardi.
Mi dirigo alle scale e scendo nel piano interrato alla ricerca del nuovo reparto di oculistica. Ma quello che trovo sono carrelli pieni di lenzuola e medicamenti. Ascensori e porte di servizio riservate al personale ospedaliero.
Vedo sopraggiungere un'infermiera e le chiedo cortesemente dove sia questo fantomatico reparto. Quella comincia a parlare con un chiarissimo accento ucraino. Parla esattamente come Ševčenko. Ma con la voce roca. Comprendo a fatica, vuoi per l'accento, vuoi per la mascherina.
Dice che devo tornate indietro al piano rialzato. Poi seguire le indicazioni per ...logia e andare sempre in fondo. Non posso sbagliare.
Al piano rialzato ci arrivo, ma qui ci sono una serie di cartelli che finiscono con logia: urologia, cardiologia, radiologia... Secondo me la sorella di Sheva aveva detto radiologia. Vado fino in fondo e arrivo al reparto di Fisiokinesiterapia. Non ci siamo.
Chiedo aiuto all'impiegata di uno sportello che mi dice distrattamente di scendere al piano interrato e seguire le indicazioni per i poliambulatori.
Seguo scrupolosamente le nuove istruzioni e mi ritrovo davanti a una porta con la scritta Servizio di Psichiatria. Ci stiamo avvicinando, penso.
A forza di tentativi scopro che devo andare in un ambulatorio nel pronto soccorso.
Mi presento all'accettazione e mi dicono di aspettare davanti alla porta numero 5.
Non faccio in tempo a girarmi che dalla porta numero 12 esce un'autoritaria infermiera che grida il mio nome "Signooooor PoooooP! C'è il signoooor PooooP?"
"Sono io!"
"Venga, su"
Che efficienza!
Nell'ambulatorio trovo il dottor A. che mi ha seguito negli ultimi anni. Per qualche ragione mi ha sempre chiamato Massimiliano.
Così.
"Si accomodi signor Massimiliano" dice il dottor A. indicando la sedia davanti a lui.
"Si accomodi" dice l'infermiera indicando la poltrona delle visite.
"Qui o lì?" chiedo disorientato.
"Non si preoccupi" rispondono all'unisono.
No, per carità, chi si preoccupa?
"Senta signor Massimiliano, lei ha qui i referti degli scorsi anni?" chide il dottor A.
"Veramente aveva deciso di tenere tutto lei, dottore"
"Impossibile. Deve avere almeno l'ultimo referto"
"Guardi, sono sicuro, io ho i referti fino al 2010. Tutti gli altri se li è tenuti lei l'ultima volta"
L'infermiera mi mette una mano sulla spalla "non si preoccupi"
"E quando sarebbe stata questa ultima volta?"
"aprile 2019 -rispondo sicuro- perchè l'anno scorso la visita è saltata per il Cov..."
"Questo lo vedremo"
Digita con i due diti indici su una tastiera. Poi, dopo un tempo indefinito, con un moto di esultanza esclama "Eccola qui: 15 aprile 2019! le risulta?"
"Si..."
"Bene, allora si accomodi che facciamo l'esame"
Mi alzo per andare all'apparecchio ma l'infermiera mi ferma. Vuole l'impegnativa.
Torno indietro e apro la cartellina
"Non si preoccupi"
Espletate le formalità burocratiche è finalmente tempo di esaminare le mie cornee. Il dottore accende il computer che controlla l'apparecchio e chiama allarmato l'infermiera "Vede? c'è qualcosa che non va: qui segna il 31 dicembre 2008. Mezzanotte meno un quarto. Bisogna chiamare il tecnico. Lei non si preoccupi signor Massimiliano, il suo esame sarà comunque valido"
"Potrebbe essere la batteria tampone del pc, sostituirla è facil..."
"Non si preoccupi." La solita mano sulla spalla.

Al termine dell'esame il dottor A. vuole vedere i mie occhiali. Stenta a credere che io possa vedere così bene visto lo stato delle cornee.
"Sa che questi occhiali sono davvero eccellenti? Glieli ho prescritti io, giusto?"
"Veramente no, dottore".
"Allora qualcuno del mio staff?"
"Nemmeno, dottore"
"Capisco".
Non vuole sapere altro.

"Va bene signor Massimiliano. Le cose vanno bene. Direi che possiamo vederci l'anno prossimo."
"Senta, dottore, l'esito della visita me lo lascia?"
"Certo che no. Lo teniamo sempre noi. E' la prassi!"