Il Fotografatore PoP, la vacanza ideale e l'incontro con l'operatore ecologico erudito

16.02.2016 20:43

Sono oramai parecchi anni che non andiamo più in vacanza al mare, nonostante io ami particolarmente le coste del Salento.
Siamo tutti di carnagione lattiginosa, ci scottiamo. Siamo arrivati persino alla protezione 50.
Dài la crema, togli la crema. Il caldo, la ressa, una bambina che si perde in spiaggia, i vicini di ombrellone che ti fissano sbalorditi per tutto il tempo, il lavoro di scalpello per togliere la crema... Troppo stress.

Così abbiamo optato per le vacanze in campagna tra Toscana e Umbria (a proposito: un salutone ai cari amici di Chiusi).
Passeggiate rilassate nella natura, in qualche borgo storico o in una bella città d'arte.
Un bagno al lago, il Perugino, gli etruschi, i sotterranei, il vino buono, il cacio che parla, una lombata di chianina...
Questa si che è vita!

In una soleggiata mattinata di metà luglio, dopo aver percorso la splendida strada che gira a mezza costa del monte Cetona, arriviamo alle porte di San Casciano dei Bagni.
Ho naturalmente la reflex coi fidi 14 e 35 nel famoso monospalla.
Ci fermiamo al parcheggio, completamente vuoto.
Rapido calcolo mentale: dato il previsto periodo di sosta, l'orientamento e il percorso apparente del sole scelgo il miglior posto possibile sotto gli alti alberi per assicurarci di non morire cucinati al ritorno. Che il posto scelto ci costringa a fare un centinaio di metri in più a piedi, poco importa.
Almeno a me.
Occhiatacce e taciti rimproveri del resto della famiglia.
Ci stiamo organizzando con zaini e cappelli per la visita alla cittadella proprio mentre due operatori ecologici stanno finendo di raccogliere il pubblico ciarpame a due passi da noi.
Uno dei due, alto, dinoccolato, si avvicina; sembra essere il capo.

Ci scruta.
Saluta educatamente.
Forse nota i nostri sguardi tra il sorpreso e il sospettoso.

"Non penserete mica che sono ignorante solo perchè faccio lo spazzino, vero?"
"Vorrei rispettosamente far notare che le parole ignorante e spazzino nella stessa frase ce le ha messe lei, io non mi permetterei..." rispondo invero stupito.

Non fraintendetemi, per carità: conosco vari operatori ecologici e sono invariabilmente persone in tutto e per tutto meglio di me.
Ma se in piena estate, verso la fine del proprio turno uno di loro vi si avvicina sudato e cotto dal sole con in mano una ramazza mentre con l'altra tenta inutilmente di asciugarsi, potreste cadere anche voi nella banalità di qualche pensiero qualunquista.

"Ma siete italiani!" Accento basso-toscano, sguardo stupefatto.
In breve ci si presenta.
Siamo di Padova, gli spiego, e lui attacca a parlarci dei più importanti luoghi d'interesse della nostra città.
Mostra di conoscere a menadito storia e arte.
Apperò!
Ci chiede che cosa siamo venuti a fare a San Casciano.
Accenno alla guida verde che ho in mano: la collegiata, le terme col portico.
Mi blocca subito con la faccia disgustata: quella è, giustappunto, spazzatura per turisti allocchi e ignoranti. Lui se ne intende.
Noi invece sembra che siamo diversi, più raffinati, più intelligenti.

I piccoli, nel frattempo, iniziano a scalpicciare.

Parte con un elogio alla nostra famiglia che neanche il Bruno Vespa con certi suoi ospiti: qui ci viene solo qualche straniero, agli italiani interessa solo andare alla spiaggia, l'ignoranza galoppa e ne andiamo pure fieri.
Voi (cioè noi) invece si vede che siete diversi (mia moglie mi guarda col sopracciglio alzato), voi (sempre noi) portate i vostri figli alla ricerca della storia, della conoscenza.

La figlia più grande mi dà di gomito: "dai pa', andiamo?"

Lui si accorge. Ci sbarra il passo. Ha lo sguardo di chi la sa lunga.
I ragazzi devono conoscere l'educazione civica, ci dice, ne va della loro vita.
Annuisco, sarei anche d'accordo, ma vedo con la coda dell'occhio che cominciano tutti a spazientirsi. In fin dei conti siamo in vacanza...
"Entrate nel borgo, passate la porta, superate l'ufficio turistico poi svoltate di là, fate una quantità di strada, girate di qua, imboccate il vicolo, andate in giù e guardate in su: troverete una targa dedicata al più grande uomo della Repubblica."
E mi dice il nome.
Non l'ho mai sentito. Vede che tentenno, mi sono perso dopo "entrate nel borgo..."
Fortunatamente è un uomo molto paziente e me lo rispiega altre due volte.
L'illustre personaggio (si dovrebbe trattare di Piero Calamandrei, se non ricordo male) è stato uno dei padri della Costituzione e secondo la leggenda sarebbe passato addirittura da queste parti.
Insiste perchè ci andiamo.
Cerchiamo disperatamente una scusa per sganciarci, ma lui è sagace e se ne rende conto.
Allora, dopo aver lanciato una fugace occhiata alla mia reflex quello mi cala improvvisamente l'asso di briscola. Mette la mano in tasca ed estrae un opuscolo invero un po' spiegazzato. Lo apre, mi mostra una foto e con fare misterioso me la indica con l'indice destro. "Qui potrai fare foto che neppure in sogno!"

Ci siamo! ha catturato la nostra attenzione.
Non possiamo andare via da San Casciano senza aver visto questa meraviglia.
Ci parla appassionato di specie vegetali e animali uniche al mondo che popolano questo autentico paradiso.
Patrimonio dell'umanità, sito dell'Unesco, giardino dell'Eden nascosto ai più: le vasche con acqua termale risorgiva!
Lui ci dirà come arrivare.
A piedi, ma GRATIS!
Ora tutti sono interessati. Io per primo.
Già immagino foto pazzesche da postare su Juza.

Ma sono anche un tipo pragmatico: "senta mio buono e solerte amico, fa un caldo assassino e non vorrei veder morire di stenti qualcuno dei miei. Quanto dista da qui questa meraviglia?"
Mi spiega la scorciatoia che scende dal paese. In men che non si dica saremo lì. Dieci minuti a passo lento.
"Dopo, vedrete, mi ringrazierete."
Lo ringraziamo fin d'ora riconoscenti e ci avviamo verso il paese mentre lui ci grida dietro ancora una volta "e mi raccomando la targaaaa".
Ci si para davanti un bellissimo belvedere.

Naturalmente l'ufficio turistico è chiuso, non sia mai che qualche turista si affacci incautamente quassù a chiedere inutili informazioni.
Visitiamo la collegiata, la chiesa.
Mi imbatto in maniera del tutto fortuita in una botteguzza che vende un crudo di cinta che neanche il paradiso.
Mi inebrio.

Usciamo fuori giusto in tempo per essere intercettati di nuovo dall'operatore filosofico che nel frattempo continua il suo giro con l'apecar: "Avete visto la targa?".

Quando si dice la combinazione fortunata!

"Come no! arriviamo or ora proprio da lì" mento spudoratamente.
Lui se ne accorge, ne sono certo.
Cerco di cambiare discorso "senta non ricordo più come facciamo ad arrivare a quel posto che ci diceva".
"Siete fortunati! la stradina parte proprio da qui!" e mi indica una scalinata ripida che sembra precipitare nel vuoto davanti a noi.

Sembra che la fortuna oggi ci arrida.

"Ah grazie molte, come faremmo senza di lei?".
Ma quello non se ne va. Rimane a fissarci, vuole essere certo che ci incamminiamo.
Così scendiamo.
Dopo qualche decina di gradini mi volto e lo vedo ancora lì.
Mi saluta con la mano e sento distintamente il suo saluto "vedrete che dopo mi ringraziereteee!"

Caldo.

Scendiamo lungo questi vicoli, usciamo dal paese. Caldo.

C'è un bivio. Indicazioni: zero.

Ovviamente dopo un quarto d'ora arguisco che abbiamo sbagliato strada.

Retromarcia.

Sempre più caldo.

Afa. Manca il respiro.

Il sentiero entra nel bosco, aneliamo all'ombroso refrigerio. Niente da fare: il caldo è infernale.
Guido il mio manipolo verso l'ignoto, qualcuno comincia a sentire la fatica, incespica e cade.
Ginocchia sbucciate: la faccenda si fa maledettamente seria. Penso che poi dovremo tornare e sarà tutta salita...

Dopo una marcia epica ed estenuante arriviamo a una radura: ci sono dei tavoli con panchine.
Gli uomini si lasciano cadere tramortiti sulle panche cercando di riprendere fiato.
In un barlume di lucidità ricordo che l'operatore ermeneutico aveva parlato di un'area pic-nic a ridosso delle vasche.
Decido di andare in avanscoperta e finalmente eccole! Bellissime! Fantastiche!
Oddio... proprio così straordinarie non sembrano... due vasconi con acqua bollente e maleodorante in mezzo al nulla.

 

Tafani ronzanti.
Una signora in bikini venuta per fare il bagno termale ma che si guarda bene dal mettere un solo dito in quell'acqua più adatta a un bollito che a un bagno benefico.
Torno indietro sconsolato ma non lo do a vedere.
"Allora?" mi fa lei "le hai trovate? come sono? belle?"
"La cosa migliore è una vecchia signora che prende il sole" dico con noncuranza.
Lei si alza risoluta "Occhei, andiamo a controllare questa signora".

Appurato che la signora non era poi né così vecchia né così bruttina (io sono puro come un putto, si sa), e che le vasche nulla avevano a che vedere con l'entusiastica descrizione dell'operatore aulico, torniamo e decidiamo di rifocillarci.
Quel crudo di cinta ci riconcilia con la vita, ma noto con preoccupazione che le riserve d'acqua sono assai scarse. E il ritorno sotto il sole cocente ci attende.

Inutile tirarla per le lunghe. Se sono qui a raccontarla è perché ne siamo usciti vivi: una fonte incontrata lungo il cammino ci ha salvato la pelle.

Durante il ritorno ho ardentemente sognato di rivedere sui nostri passi l'operatore sadico, ma di lui non v'era ovviamente più traccia.
Avrei voluto ringraziare lui, la sua ramazza, il suo apecar, il suo dépliant sgualcito, la sua costituzione, la sua targa e la categoria ecologica tutta.

E altrettanto ovviamente, visto che la sosta si era protratta molto più a lungo del previsto, la macchina si è ritrovata sotto il sole cocente.
"Almeno - dico mentre cerco le chiavi nello zaino - abbiamo visto qualcosa di diverso dal solito, no?"

Stormir di fronde.

Così mentre ridiscendevamo dal monte Cetona col clima appalla e le teste fuori dal finestrino, la mia dolce metà, rompendo il comprensibile silenzio, con una malcelata ombra di rimprovero e un'occhiata di disprezzo alla reflex sul cruscotto mi dice "sai, consideravo l'idea di riprovare con le vacanze al mare, l'anno prossimo...."