Da fotografia PoP a fotografia CRAC: outing semiserio di un commensale della domenica

20.11.2015 09:13

Premessa: questo articolo intende affrontare molti aspetti della Fotografia, dalla tecnica alla strumentazione, dalla narrativa alla composizione, dalla moda al meteo, dall'eroismo all'universo femminile.
Ahimè, ogni riferimento a fatti o persone reali non è del tutto casuale...

E' domenica mattina, in un luogo imprecisato del Nordest.
Ci siamo svegliati presto che c'è la prima comunione della piccola M. e ci sono da fare tutte le procedure di attivazione famiglia.
Alzo la tapparella per scrutare con occhio acuto il "tempo": da giorni le previsioni per questa giornata sono catastrofiche e annunciano l'arrivo di un urgano dal nome vagamente evocatore e preoccupante (Lucifero, Caronte, Armageddon? qualcosa del genere).


Mia moglie sta perlustrando preoccupata la sua porzione di armadio da almeno un quarto d'ora maledicendo gli uragani dal nome satanico. Il brusco calo di temperatura la costringe a rivedere i suoi piani e dovrà mettersi qualcosa di "pesante".
"Amore -fa- meglio il blu o il verde acqua?" ma è troppo tardi, mi sono già rifugiato in bagno.
Io i miei piani non li cambio, metterò l'abito grigio estivo infischiandomene della temperatura (ci sono anche i pullover, che diamine) e delle sue certe rimostranze.


Io le domande serie me le pongo seduto in bagno: che ottica mi porto in chiesa? Massì, chìssene! C'è il fotografo, che si guadagni il suo pane. Ma al ristorante che mi porto? Non voglio le solite foto di famiglia flashate con gli sfondi neri e gli occhi spiritati (se sento ancora dire che era meglio scattare a pellicola potrei uccidere: dovreste vedere le foto della MIA prima comunione fatte da mio padre con la sua Canon con flash, 50 e pellicola 100 asa. Per lui esisteva solo la 100 asa. Sembro una delle gemelline di Shining.).


In fin dei conti io sono un fotografatore POP e ho una dignità e una mia narrativa da difendere. Ma stavolta il 35 rimane a casa. Voglio sperimentare! Nuovi linguaggi, nuove prospettive, nuove visioni. Oggi il mio migliore amico sarà il 50! Un piccolo passo per me, un grande passo per la Storia della Fotografia!
Il ristorante sarà pieno, mi ha detto la proprietaria: comunioni, battesimi, una festa per i 18 anni di una squinzia (non pensate male): ci sarà fauna in abbondanza oltre a quella frutto dei miei lombi per cercare qualche storia, qualche spunto. Il 50 potrebbe essere un azzardo, vuoi mettere la comodità di un bel tele? Ma quel f/1,2 è sirena di Ulisse. Vada per lui!

Non c'è più tempo, fuori tutti! Perché la messa alle 9 di mattina? Una foto ricordo con la tunica! Ti ho detto che è tardi! No diamine, abbiamo dimenticato gli ombrelli! Macchìssene le dico, non sta piovendo. Si ma poi peggiora! E non mi hai detto se sono carina! Pensi solo alle fotografie!
Tralascio tutti i particolari scabrosi e nel mio vorticoso flashback mi ritrovo al ristorante. Carne alla brace divina, succosa. Dopo le prime (!) 6 portate finalmente ci concedono una pausa, trovo una scusa per allontanarmi che devo cambiare buco della cintura. Poi con abile mossa estraggo la reflex, accarezzo con lo sguardo il 50one (dannati denigratori, un giorno pagherete per tutto!) e mi lancio nel valzer della gente.
I miei figli maschi sono finiti a ballare la vida loca in mezzo a un branco di 18enni in pieno vigore ormonale. Arrivano si e no alla vita di quella più bassa ma non posso fotografarli (a tutta apertura, non voglio che compaiano compromettenti porzioni di pelle adolescenziale) senza una punta di virile orgoglio.

Mi guardo intorno: c'è un tipo molto interessante. Non è molto alto, veste come un gangster della Grande Mela degli anni '30, capelli alla Giovanni Allevi, occhialini, ha un clarinetto. Va fuori e si siede insieme a degli amici.

Ah già, non l'ho detto: è spuntato un sole quasi fastidioso dal caldo che fa. Le donne sono impazzite. Tutte vestite in abito pesante, scarpe basse, impermeabile, ombrello d'ordinanza. Non si sa più come vestirsi! le mezze bla-bla! Io me ne vado a zonzo in camicia e maniche fatte su. I bambini giocano a calcio e si rotolano sull'erba. Son soddisfazioni!

Un momento, il clarinettista (che tengo d'occhio) estrae dalla tasca una pipa. La accende. Volute di fumo profumato. Non resisto. L'anima dell'acchiappa momenti ribolle in me.
"Scusa -lo approccio- mi permetti di farti una fotografia? Naturalmente se mi lasci un numero o una mail poi te la faccio avere".
Do ut des.
Macchina accesa, diaframma aperto, iso 50 o 100? (capirai, c'è il sole che picchia), faccio una prova in priorità diaframmi. Si, ci stiamo dentro.
Osservo come sta seduto, studio lo sfondo, non vorrei bruciare le luci. Non proprio una foto rubata, ma pop certamente: è fine a se stessa, deve raccontare solo alcuni aspetti di una persona interessante.

Cosa mi manca per scattare? Ah già, che stupido, il pdr! Ci vuole un punto di ripresa che valorizzi l'insieme. La decisione è presa: lo fotografo dal basso, mentre espira volute di fumo profumato (l'avevo già detto ma mi piace l'accostamento di due diversi caratteri sensoriali, vista e olfatto).
Sono davanti a lui mi abbasso, mi accuccio, mi acquatto, metto a fuoco e... CRAC !
Uh che strano: non dovrebbe fare clic?
Uuuh: che è sto dolore lancinante al ginocchio?

Nonostante tutto (sto vacillando pericolosamente) scatto eroicamente la mia foto e cerco di rialzarmi facendo finta di niente. Ci riesco pure ma quel CRAC continua a risuonare nella testa.

Qualche giorno dopo, col ginocchio infilato in una specie di lavatrice mentre mi fanno la risonanza, ripenso a tutta la faccenda e mi chiedo se sia il caso di appendere l'attrezzatura al chiodo. Sembra che io non abbia più il fisico.
L'importante, mi dico, è che nessuno lo venga a sapere.
Ma era già tardi.
Rottura netta del menisco mediale.
Non ho più scattato fotografie da quel giorno.

Oggi, mentre sono in attesa che mi aggiustino, ho preso l'estrema decisione.
Ho ripreso in mano quella foto. Ho affrontato le mie paure. Fa piuttosto schifo ed è lontanissima da quel che avrei voluto, ma almeno ho delle attenuanti.
Dicono che quel che non ci distrugge ci fortifica.
Oggi sono convinto di essere un fotografatore migliore, perché ora so cos'è il dolore.
Ora ho conosciuto il lato oscuro del magico sfocato.

Grazie a chiunque abbia voluto leggere queste baggianate!